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Il nome di Teresa Gheis non figura in nessuno dei principali dizionari biografici di musica. È assente nel Grove Dictionary of Music and Musicians, così come non trova riscontro nel Musik in Geschichte und Gegenwart, nel Dizionario Enciclopedico della Musica e dei Musicisti, nel Dizionario universale dei musicisti di Carlo Schmidt e nei Cantanti celebri di Gino Monaldi. Fatto ancor più strano, nemmeno Giuseppe Radiciotti (1858-1931), fonte obbligata per lo studio della musica nelle Marche, la menziona tra gli artisti di canto nel suo monumentale progetto di dizionario bio-bibliografico dedicato ai musicisti nati nella sua regione. Perfetta, illustre sconosciuta, Teresa Gheis è scomparsa dagli annali della scena lirica. Eppure, la storia di questa cantante con voce di mezzosoprano, nata nella città di Fermo il 5 novembre 1859, meriterebbe un'attenzione ben maggiore. Innanzitutto perché fu protagonista di una carriera lunga e felice, che, seppur fatta prevalentemente di apparizioni e performance svolte nel contesto di teatri di provincia e di non primissimo piano, è stata costellata di successi trionfali. Le cronache ci tramandano l'immagine di un'artista fortemente espressiva, dotata di una voce limpida e robusta, supportata da un «ottimo metodo di canto», a suo agio nell'espressione lirica e in quella declamata e capace di una potente carica drammatica; offrono poi testimonianza di una carriera professionale costruita gradualmente, di teatro in teatro, ma caratterizzata da una progressiva e inesorabile ascesa, cui forse è mancato solamente un lieto fine, quel coronamento speciale che per i cantanti lirici dell'Ottocento e oltre significa potersi esibirsi sui palcoscenici della Scala di Milano, della Fenice di Venezia, del San Carlo di Napoli. La Gheis, questa soddisfazione non se la poté togliere mai, ma non per mancanza di mezzi o di talento: forse, come vedremo, solamente per sfortuna.